2016 anno da record

Come tutti sappiamo il surriscaldamento globale é un problema che ci riguarda da vicino dovuto all’eccessiva produzione di gas serra e se non verranno prese le giuste precauzioni può  avere conseguenze catastrofiche. Dal 2000 la temperatura globale ha iniziato a salire vorticosamente raggiungendo il suo picco massimo proprio nel 2016.

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L’agenzia  metereologica delle nazioni unite (la WMO) ha reso noto che nel 2016 la temperatura globale é superiore di 1.2 gradi superiore alla media, addirittura superiore a quella del 2015. Il 2016 é stato definito dalla WMO come uno degli anni più caldi della storia del nostro piante.

La causa di questo fenomeno é sicuramente l’alta concentrazione di gas serra nell’atmosfera  dovuta alle industrie, ma anche il fenomeno di “El Niňo”, fenomeno metereologico che interessa il pacifico, ha contribuito al surriscaldamento.

Questo aumento della temperatura che in alcune parti del mondo ha raggiunto anche i 6/7 gradi è associato a fenomeni come lo sciogliemento dei ghiacci, gli incendi forestali che sono diventati sempre più  frequenti e l’incremento di eventi disastrosi come l’uragano Matthew che ha distrutto Haiti o le inondazioni dello Yangtze in Cina.

Silvester

I cartoni animati

Ogni tanto in televisione, mi capita di vedere dei cartoni animati, che mi fanno tornare ad essere piccola per un po’. Da bambina alcuni cartoni mi facevano ridere, altri mi rendevano un po’ triste.
Guardandoli ora, però, mi rendo conto che dietro a delle semplici storie inventate, ci sono dei messaggi, che da piccola non riuscivo a percepire. I cartoni animati sono ancora più belli visti ora, perché ti trasmettono molte più emozioni e a volte riesci ad immedesimarti nei loro personaggi, cosa che nei film diretti ad un pubblico adulto, di solito, non succede.
Il mio film di animazione preferito, da piccola, era ” Spirit – cavallo selvaggio “. Spirit è uno stallone selvaggio, che viene preso da alcuni uomini e portato nel loro accampamento. Riesce a fuggire solo grazie all’aiuto di un indiano d’America, con il quale affronta delle difficoltà e crea un legame molto forte. Alla fine l’indiano lo lascia libero e Spirit può tornare dal suo branco.
Questa è in breve la trama del film ed è quello che io riuscivo a vedere, ma ora mi rendo conto che c’è molto di più. In realtà questo cartone è ambientato in America durante la colonizzazione inglese, a causa della quale molte tribù sono state sterminate e gran parte dei loro territori sono stati rubati. L’animale e l’uomo combattono entrambi per raggiungere di nuovo la libertà.
Come questo, ci sono molti altri cartoni che offrono un punto di riflessione su diversi argomenti e che allo stesso tempo, sono in grado di farti provare delle emozioni molto forti.
Io penso, che a volte, si possa apprendere di più da una storia animata molto semplice, che viene ritenuta ” stupida ” e destinata solo ai bambini, piuttosto che da un film destinato ad un pubblico adulto.

G6f11

Sanremo 2017

Ho sbagliato tante volte nella vita
Chissà quante volte ancora sbaglierò
In questa piccola parentesi infinita
Quante volte ho chiesto scusa e quante no
È una corsa che decide la sua meta
Quanti ricordi che si lasciano per strada
Quante volte ho rovesciato la clessidra
Questo tempo non è sabbia ma è la vita che passa, che passa
Che sia benedetta
Per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta
Per quanto sembri incoerente e testarda, se cadi ti aspetta
E siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta
Tenersela stretta

Siamo eterno, siamo passi, siamo storie
Siamo figli della nostra verità
E se è vero che c’è un Dio e non ci abbandona
Che sia fatta adesso la sua volontà
In questo traffico di sguardi senza meta
In quei sorrisi spenti per la strada
Quante volte condanniamo questa vita
Illudendoci d’averla già capita
Non basta, non basta
Che sia benedetta
Per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta
Per quanto sembri incoerente e testarda, se cadi ti aspetta
E siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta
A tenersela stretta

A chi trova se stesso nel proprio coraggio
A chi nasce ogni giorno e comincia il suo viaggio
A chi lotta da sempre e sopporta il dolore
Qui nessuno è diverso, nessuno è migliore
A chi ha perso tutto e riparte da zero perché niente finisce quando vivi davvero
A chi resta da solo abbracciato al silenzio
A chi dona l’amore che ha dentro
Che sia benedetta
Per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta
Per quanto sembri incoerente e testarda, se cadi ti aspetta
E siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta
A tenersela stretta
Che sia benedetta

Sanremo 2017 Fiorella Mannoia ritorna  con la canzone “Che sia Benedetta”. La preferisco alle altre, perché non è il classico testo dell’amante abbandonato. E’ un vero e proprio inno alla vita. All’inizio le parole possono sembrare scontate “ho sbagliato tante volte nella vita – chissà quante volte sbaglierò … Quante volte ho chiesto scusa e quanto no”, ma a metà canzone, quando in modo semplice e profondo si rivolge ad un pubblico vasto, risveglia grandi emozioni ed il mio pensiero corre tra le persone che lottano in un letto di ospedale, alle immagini di Amatrice, un paese distrutto dal terremoto, la gente che scava, tra le macerie, in cerca dei propri affetti, agli emigranti che a fatica cercano di entrare a fare parte del nostro quotidiano ed ai volontari che danno il loro contributo senza risparmiarsi.

“….. A chi lotta da sempre e sopporta il dolore – qui nessuno è diverso nessuno è migliore. A chi ha perso tutto e riparte da zero perché niente finisce quanto vivi davvero. A chi resta da solo abbracciato al silenzio. A chi dona l’amore che ha dentro”,

La canzone continua “…. Per quanto assurda e complessa ci sembri la vieta è perfetta – Per quanto sembri incoerente e testarda se cadi ti aspetta – E siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta – che sia Benedetta”. La rima tra Benedetta, perfetta e tenerla stretta la rende preziosa tanto che io concluderei con Amen perché le parole suonano come una preghiera non a caso a metà canzone evoca il Padre nostro “che sia fatta adesso la sua volontà”.

Lo schema metrico della canzone si presenta libero, il testo è suddiviso in tre strofe, nell’ultima è presente una rima baciata “coraggio – viaggio, dolore – migliore”. E’ ricco di figure retoriche tra cui: la metafora “in questa piccola parentesi infinita”; L’anafora, la ripetizione di una o più parole a inizio verso, “Quante volte ho chiesto… – Quante volte ho rovesciato…- Per quanto assurdo… – Per quanto sembri…- ecc.”; L’interazione, la ripetizione di una o più parole all’interno del testo senza una disposizione precisa, in questo caso le parole più ripetute sono “volte e vita”; Infine troviamo la personificazione della vita “Se cadi ti aspetta”.

B.P.

Il diario degli errori

IL DIARIO DEGLI ERRORI
Ho lasciato troppi segni
Sulla pelle già strappata
Non c’è niente che si insegni prima
Che non l’hai provata
Sono andato sempre dritto come un treno
Ho cercato nel conflitto
La parvenza di un sentiero
Ho sempre fatto tutto in un modo solo mio
E non ho mai detto resta se potevo dire addio
Poche volte ho dato ascolto a chi dovevo dare retta
Ma non ne ho tenuto conto
Ho sempre avuto troppa fretta

Almeno tu rimani fuori
Dal mio diario degli errori
Da tutte le mie contraddizioni
Da tutti i torti e le ragioni
Dalle paure che convivono con me
Dalle parole di un discorso inutile
Almeno tu rimani fuori
Dal mio diario degli errori

Ho giocato con il fuoco
E qualcuna l’ho anche vinta
Ma ci è mancato poco
Mi giocassi anche la vita
Ho lasciato troppe volte
La mia impronta sopra il letto
Senza preoccuparmi troppo
Di cosa prima avevo detto
Ho guardato nell’abisso di un mattino senza alba
Senza avere un punto fisso
O qualcuno che ti salva

Almeno tu rimani fuori
Dal mio diario degli errori
Da tutte le mie contraddizioni
Da tutte le mie imperfezioni
Dalle paure che convivono con me
Dalle parole di un discorso inutile
Almeno tu rimani fuori
Dal mio diario degli errori
Almeno tu Almeno tu
Almeno tu rimani fuori
Dal mio diario degli errori

Questa canzone è composta da quattro strofe, compresi i due ritornelli, nelle quali non è presente uno schema definito, infatti, il numero delle sillabe dei versi spesso cambia. Nelle strofe troviamo uno schema di rime libero, non ci sono rime che legano ogni verso, ma queste sono presenti in modo alternato. Prendendo in considerazione la prima strofa, possiamo dire che questa è composta da dodici versi e notiamo che “strappata” ( v. 2) fa rima con “provata” ( v. 4) e che “treno” ( v. 6) fa rima con “sentiero” ( v. 8), quest’ultima rima è imperfetta, infatti, abbiamo una consonanza. Il ritornello cambia. In quest’ultimo abbiamo una successione di otto versi endecasillabi, nei quali si ha una rima baciata, con schema AABBCCDD. La seconda strofa è simile alla prima, mentre cambia il ritornello, nel quale troviamo tre versi in più rispetto al primo, in cui vengono ripetuti gli ultimi due versi.
Questa canzone è stata cantata da Michele Bravi, in occasione del festival di Sanremo. Il brano non è stato scritto dal cantante, ma da altri tre artisti. Il testo parla della vita vissuta dall’artista ed è una sorta di autoaccusa. Il diario degli errori rappresenta la consapevolezza di aver commesso troppi sbagli, senza tener conto del male provocato anche agli altri. Nel testo c’è come un’ esortazione, da parte dell’artista ad un interlocutore, il quale potrebbe essere una persona amata, a non commettere gli errori che ha compiuto lui stesso. Nella prima parte si intuisce la consapevolezza di non aver accettato consigli dagli altri e di aver fatto tutto di testa propria, arrivando solo poche volte al risultato sperato. Ad un certo punto si intuisce la necessità di un cambiamento, arrivato con la maturità. Nella seconda parte, infatti, si rende conto di aver giocato con la sua vita, mettendosi a volte in pericoli dai quali è riuscito, fortunatamente, ad uscire. La canzone si conclude con l’ultima frase del ritornello “almeno tu rimani fuori, dal mio diario degli errori”, la cui importanza viene sottolineata ulteriormente.

G6f11

Portami via…

Fabrizio Moro torna al Festival di Sanremo con la canzone ‘Portami via’, una bella prova superata brillantemente, sia come autore che come interprete.

La canzone, scritta in un periodo particolarmente difficile della sua vita, è dedicata al suo piccolo grande amore: la figlia di tre anni che ha rappresentato in un momento di difficoltà il fascio di luce che gli ha consentito di uscire dal buio della sua esistenza e di ritrovare l’equilibrio che sembrava perduto.
Una storia di vita, una preghiera, una richiesta di aiuto che rivolge alla figlia affinché lo aiuti a superare i momenti vuoti del passato, ad affrontare le ostilità dei giorni che verranno senza paure e senza rimorsi, ad individuare fra tante la strada giusta da seguire, ad accettare la vita così come è: sempre imprevedibile.

Lo schema metrico dei versi è libero. Sono presenti delle rime baciate come ad esempio ai versi 3-4 e 5-6. Vi sono anche delle figure retoriche come l’anafora “Tu portami via” all’inizio di ogni strofa. Le strofe non hanno versi predefiniti, ma maggiormente sono quartine e terzine.

Tu portami via
Dalle ostilità dei giorni che verranno
Dai riflessi del passato perché torneranno
Dai sospiri lunghi per tradire il panico che provoca l’ipocondria
Tu portami via
Dalla convinzione di non essere abbastanza forte
Quando cado contro un mostro più grande di me
Consapevole che a volte basta prendere la vita cosi com’è
Cosi com’è
Imprevedibile
Portami via dai momenti
Da questi anni invadenti
Da ogni angolo di tempo dove io non trovo più energia
Amore mio portami via
Tu portami via
Quando torna la paura e non so più reagire
Dai rimorsi degli errori che continuo a fare
Mentre lotto a denti stretti nascondendo l’amarezza dentro a una bugia
Tu portami via
Se c’è un muro troppo alto per vedere il mio domani
E mi trovi lì ai suoi piedi con la testa fra le mani
Se fra tante vie d’uscita mi domando quella giusta chissà dov’è
Chissà dov’è
È imprevedibile
Portami via dai momenti
Da tutto il vuoto che senti
Dove niente potrà farmi più del male ovunque sia
Amore mio portami via
Tu
Tu sai comprendere
Questo silenzio che determina il confine fra i miei dubbi e la realtà
Da qui all’eternità tu non ti arrendere
Portami via dai momenti
Da questi anni violenti
Da ogni angolo di tempo dove io non trovo più energia
Amore mio portami via

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Fa talmente male

screenshot_20170220-225243Giusy Ferreri-Fa talmente male

Anche quest’anno il Festival di Sanremo si è concluso. Tra critiche ed elogi Francesco Gabbani con “Occidentalis Karma” vince battendo Fiorella Mannoia data per favorita da tutti i pronostici. “Una giuria inadeguata” è ciò che spesso si sente dire dai media e io mi trovo d’accordo con loro.
Una delle prime eliminate tra la categoria dei Big é stata Giusy Ferreri con “Fa talmente male”. Giusy aveva già partecipato a Sanremo nel 2011 classificandosi come decima e nel 2017 è tornata ad esibirsi sul palco dell’Ariston.
La sua canzone, definita dalla critica come una “inevitabile hit”, parla di un amore in crisi basandosi sul gioco di parole “Fa talmente male-fatalmente male”.
Il testo e il ritmo si adattano perfettamente alla voce della cantante che nella prima serata del Festival realizza una prestazione strepitosa, ma ciò non basta a salvarla dall’eliminazione.

Segue il testo della canzone :

Se fuori piove

È l’illusione che qualcosa ancora si muove
I sintomi dell’amore sono altrove
Ci siamo fatti trasportare
Dall’odore di sensazioni nuove
Incapaci di dissolvere nell’aria le speranze,
In assenza di risposte formulo domande.
Vorrei sentirti dire
Che a tutto ci sarà una soluzione
Non sento più il rumore della voce
Il tuo silenzio è già fatale
Ogni istante fa talmente
Fa talmente male.
Vorrei sentirti dire
L’amore non conosce condizione
Che dici se riuscissimo a evitare
La fine più banale
Ogni istante fa talmente
Fa talmente male

E fuori piove
Un sentimento ha smosso tutto
Non c’è niente che
A questo punto devi farti
Perdonare perché non c’è più
Nulla che mi devi
Amore, hai colpe da espiare
Impossibile per me restare ad osservare
Troppe le complicazioni da considerare.
Vorrei sentirti dire
Che a tutto ci sarà una soluzione
Non sento più il rumore della voce
Il tuo silenzio è già fatale
Ogni istante fa talmente
Fa talmente male

Vorrei sentirti dire
L’amore non conosce condizione
Che dici se riuscissimo a evitare
La fine più banale
Ogni istante fa talmente
Fatalmente male
Per me
Per me
Per me.
Ogni istante fa talmente
Fa talmente male.
Vorrei sentirti dire
Che a tutto ci sarà una soluzione
Non sento più il rumore della voce
Il tuo silenzio è già fatale
Ogni istante fa talmente
Fatalmente male
Per me

La canzone si presenta senza un preciso schema metrico e delle rime, i versi sono legati tra loro per assonanza e sono principalmente piani. Non sono presenti figure retoriche ma possiamo trovare un enjambement: Che dici se riuscissimo a evitare-La fine più banale “.
Il testo, come già detto in precedenza, parla di una amore in crisi ormai giunto al termine.
La canzone inizia con una descrizione del tempo meteorologico quindi inizia con una giornata di pioggia che riporta subito alla mente un’idea di tristezza e malinconia. La persona alla quale Giusy si riferisce tace per tutta la canzone e allora la cantante inizia a fare delle domande: “Vorrei sentirti dire che a tutto ci sarà una soluzione”. Il silenzio di lui e le tormentate domande di lei rendono molto bene le sensazioni di un amore finito nel peggiore dei modi e quindi finito nel silenzio che affoga ogni sentimento; “Che dici se riuscissimo a evitare la fine più banale” queste sono le parole di lei che preferisce finirla, piuttosto che nel silenzio, discutendo. Subito al dolore si sostituisce la rabbia e l’altra persona diventa oggetto di odio come un nemico: “A questo punto devi farti Perdonare- perché non c’è più -Nulla che mi devi -Amore, hai colpe da espiare Impossibile per me restare ad osservare -Troppe le complicazioni da considerare.” E nel frattempo continua a regnare sovrano il silenzio quel silenzio che fa male, fatalmente male.

Silvester

VIETATO MORIRE

ermal-meta-intervista1Ricordo quegli occhi pieni di vita

E il tuo sorriso ferito dai pugni in faccia

Ricordo la notte con poche luci

Ma almeno là fuori non c’erano i lupi

Ricordo il primo giorno di scuola

29 bambini e la maestra Margherita

Tutti mi chiedevano in coro

Come mai avessi un occhio nero

La tua collana con la pietra magica

Io la stringevo per portarti via di là

E la paura frantumava i pensieri

Che alle ossa ci pensavano gli altri

E la fatica che hai dovuto fare

Da un libro di odio ad insegnarmi l’amore

Hai smesso di sognare per farmi sognare

Le tue parole sono adesso una canzone

 

Cambia le tue stelle, se ci provi riuscirai

E ricorda che l’amore non colpisce in faccia mai

Figlio mio ricorda

L’uomo che tu diventerai

Non sarà mai più grande dell’amore che dai

 

Non ho dimenticato l’istante

In cui mi sono fatto grande

Per difenderti da quelle mani

Anche se portavo i pantaloncini

La tua collana con la pietra magica

Io la stringevo per portarti via di là

Ma la magia era finita

Restava solo da prendere a morsi la vita

 

Cambia le tue stelle, se ci provi riuscirai

E ricorda che l’amore non colpisce in faccia mai

Figlio mio ricorda

L’uomo che tu diventerai

Non sarà mai più grande dell’amore che dai

 

Lo sai che una ferita si chiude e dentro non si vede

Che cosa ti aspettavi da grande, non è tardi per ricominciare

E scegli una strada diversa e ricorda che l’amore non è violenza

Ricorda di disobbedire e ricorda che è vietato morire, vietato morire

 

Cambia le tue stelle, se ci provi riuscirai

E ricorda che l’amore non ti spara in faccia mai

Figlio mio ricorda bene che

La vita che avrai

Non sarà mai distante dell’amore che dai

 

Ricorda di disobbedire

Perché è vietato morire

Ricorda di disobbedire

Perché è vietato morire

Perché è vietato morire

Vietato morire

“Vietato morire” è una canzone d Ermal Meta. Ermal è un cantautore albanese di 35 anni, venne in Italia insieme alla madre all’età di 13 anni, ha partecipato a Sanremo 2017 proprio con questa canzone ed è arrivato al terzo posto. All’interno del testo sono presenti molte metafore come ad esempio “almeno là fuori non c’erano i lupi” con i lupi intende la cattiveria che il padre aveva nei confronti di Ermal e della madre, infatti lui stesso ha detto che questa canzone parla di un’esperienza personale.

Il significato che riusciamo a dare subito alla canzone è quello della violenza sulle donne, lo si capisce dalla frase che apre la canzone “ricordo quegli occhi pieni di vita e il tuo sorriso ferito dai pugni in faccia”. Oltre a questo significato ne troviamo due altrettanto importanti; uno è disobbedire, non bisogna vedere questa parola come atto di ribellione, ma va inteso come vivere la propria vita senza farsi imporre nessuna scelta da nessuno, quindi la frase “ricorda di disobbedire e ricorda che è vietato morire” vuol dire proprio questo; l’ultimo significato è quello che mi è rimasto più impresso, “cambia le tue stelle, se ci provi riuscirai”: prova a fare ciò che sembra impossibile perché se vuoi puoi renderlo possibile, perché in realtà non c’è niente di impossibile nella vita.

-Flavia

Sempre e per sempre

Pioggia e sole

cambiano

la faccia alle persone

Fanno il diavolo a quattro nel cuore

e passano

e tornano

e non la smettono mai.

 Sempre e per sempre tu,

ricordati,

dovunque sei,

se mi cercherai.

Sempre e per sempre

dalla stessa parte mi troverai.

 Ho visto gente andare, perdersi e tornare

e perdersi ancora

e tendere la mano a mani vuote

E con le stesse scarpe camminare

per diverse strade

o con diverse scarpe

su una strada sola.

Tu non credere

se qualcuno ti dirà

che non sono più lo stesso ormai.

 Pioggia e sole abbaiano e mordono

ma lasciano,

lasciano il tempo che trovano

E il vero amore può

nascondersi,

confondersi

ma non può perdersi mai:

 Sempre e per sempre

dalla stessa parte mi troverai

Sempre e per sempre

dalla stessa parte mi troverai

 

 

 

La canzone scritta e cantata da Francesco De Gregori, viene reinterpretato da Fiorella Mannoia durante la sessantasettesima edizione di Sanremo.

Essa si presenta come un testo poetico con versi liberi piani, con diverse figure retoriche come: l’accumulazione “e passano/e tornano/e non la smettono mai”, “perdersi e tornare/e perdersi ancora/e tendere la mano a mani vuote”, il parallelismo “e con le stesse scarpe camminare per diverse strade/ o con diverse scarpe camminare su una strada sola”, è presente anche la personificazione nei versi “pioggia e sole abbaiano”, “il vero amore può/nascondersi/confondersi/ma non può perdersi mai”.

Il testo parla del vero amore, del tempo che cambia le persone alle volte al punto da farci credere di non riconoscerle più, che fa sorgere problemi e dubbi, descrive la vita che divide chi si ama, poiché ognuno si ritrova a percorrere una strada differente “e con le stesse scarpe camminare per diverse strade, o con diverse scarpe su una strada sola”, ma l’amore, anche se in alcuni momenti sembra nascondersi, non se ne va mai. La canzone racconta dell’amore, di chi si ama e spesso si perde “ho visto gente andare, perdersi e tornare”, ma nonostante i dubbi, le liti, le incomprensioni, le difficoltà, si ritrova dallo stesso punto in cui ci si è lasciati, sempre e per sempre.

video canzone “sempre e per sempre”

Jeanne H.

Vietato morire

Ricordo quegli occhi pieni di vita

E il tuo sorriso ferito dai pugni in faccia

Ricordo la notte con poche luci

Ma almeno là fuori non c’erano i lupi

Ricordo il primo giorno di scuola

29 bambini e la maestra Margherita

Tutti mi chiedevano in coro

Come mai avessi un occhio nero

La tua collana con la pietra magica

Io la stringevo per portarti via di là

E la paura frantumava i pensieri

Che alle ossa ci pensavano gli altri

E la fatica che hai dovuto fare

Da un libro di odio ad insegnarmi l’amore

Hai smesso di sognare per farmi sognare

Le tue parole sono adesso una canzone

 

Cambia le tue stelle, se ci provi riuscirai

E ricorda che l’amore non colpisce in faccia mai

Figlio mio ricorda

L’uomo che tu diventerai

Non sarà mai più grande dell’amore che dai

 

Non ho dimenticato l’istante

In cui mi sono fatto grande

Per difenderti da quelle mani

Anche se portavo i pantaloncini

La tua collana con la pietra magica

Io la stringevo per portarti via di là

Ma la magia era finita

Restava solo da prendere a morsi la vita

 

Cambia le tue stelle, se ci provi riuscirai

E ricorda che l’amore non colpisce in faccia mai

Figlio mio ricorda

L’uomo che tu diventerai

Non sarà mai più grande dell’amore che dai

 

Lo sai che una ferita si chiude e dentro non si vede

Che cosa ti aspettavi da grande, non è tardi per ricominciare

E scegli una strada diversa e ricorda che l’amore non è violenza

Ricorda di disobbedire e ricorda che è vietato morire, vietato morire

 

Cambia le tue stelle, se ci provi riuscirai

E ricorda che l’amore non ti spara in faccia mai

Figlio mio ricorda bene che

La vita che avrai

Non sarà mai distante dell’amore che dai

 

Ricorda di disobbedire

Perché è vietato morire

Ricorda di disobbedire

Perché è vietato morire

Perché è vietato morire

Vietato morire.

“Vietato morire” è la canzone cantata da Ermal Meta a Sanremo 2017, arrivata terza.               I versi sono sciolti, ma non per questo la canzone non racchiude un grande significato, infatti dice di non rimanere in silenzio davanti alle violenze, purtroppo recentemente maggiormente commesse, bensì di denunciarle, perché: -… l’ amore non colpisce in faccia mai…- .

Il testo è pieno di metafore, che elencherò di seguito:                                                                      ” Ricordo la notte con poche luci/ma almeno là fuori non c’ erano i lupi.. ( vv. 3/4)”, una metafora che indica come i mostri non si nascondono solo dietro il buio della notte, ma che si manifestano anche durante giorno; “Ricordo il primo giorno di scuola/29 bambini e la maestra Margherita/tutti mi chiedevano in coro/come mai avessi un occhio nero… (vv. 5/8)” in questo caso le violenze sono vissute dal protagonista da bambino, che non riusciva ad evitare quelle semplici domande; “E la fatica che hai dovuto fare/da un libro di odio ad insegnarmi l’ amore/hai smesso di sognare per farmi sognare/le tue parole sono adesso una canzone… (vv.13/15)” è il pensiero alla madre che per lui ha rinunciato a tutto, persino alle speranze per se stanze, pur di insegnargli l’ amore e credere in se stesso; ” Cambia le tue stelle, se ci provi riuscirai/ e ricorda che l’ amore non colpisce in faccia mai/figlio mio ricorda/l’ uomo che tu diventerai/non sarà mai più grande dell’amore che darai… (vv. 16/20)” questa è la madre che si rivolge al figlio, dicendo che crescendo sarebbe dovuto diventare diverso dal genitore; “Non ho dimenticato l’ istante/in cui mi sono fatto grande/per difenderti da quelle mani/anche se portavo i pantaloncini… ( vv.21/24 )” infine la reazione della vittima, che aiuta la madre, anche lei vittima. Un bambino che affronta un problema da grandi, che farebbe di tutto per superarlo; “Ricordati di disobbedire/perché è vietato morire/ricordati di disobbedire/perché è vietato morire/perché è vietato morire/ Vietato morire. (vv. 45/50)” la conclusione del testo incita alla lotta per la propria dignità, e non soccombere per le volontà altrui.

Prior9.

 

 

DIARIO DEGLI ERRORI

diario-errori

Ho lasciato troppi segni

sulla pelle già strappata

non c’è niente che si insegni prima

che non l’hai provata

sono andato sempre

dritto come un treno

ho cercato nel conflitto

la parvenza di un sentiero

 

Ho sempre fatto tutto

in un modo solo mio

e non ho mai detto resta

se potevo dire addio

poche volte ho dato ascolto

a chi dovevo dare retta

ma non ne ho tenuto conto

ho sempre avuto troppa fretta

 

Almeno tu rimani fuori

dal mio diario degli errori

da tutte le mie contraddizioni

da tutti i torti e le ragioni

dalle paure che convivono con me

dalle parole di un discorso inutile

almeno tu rimani fuori

dal mio diario degli errori

 

Ho giocato con il fuoco

e qualcuna l’ho anche vinta

ma ci è mancato poco

mi giocassi anche la vita

ho lasciato troppe volte

la mia impronta sopra il letto

senza preoccuparmi troppo

di cosa prima avevo detto

 

Ho guardato nell’abisso

di una mattina senza alba

senza avere un posto fisso

o qualcuno che ti salva

 

Almeno tu rimani fuori

dal mio diario degli errori

da tutte le mie contraddizioni

da tutte le mie imperfezioni

dalle paure che convivono con me

dalle parole di un discorso inutile

almeno tu rimani fuori

dal mio diario degli errori

almeno tu

almeno tu

almeno tu rimani fuori

dal mio diario degli errori

 

Il brano “Il diario degli errori” è stato scritto da Federica Abbate, Cheope e Giuseppe Anastasi, cantato da Michele Bravi sul palco dell’ Ariston al 67° festival di Sanremo.

Lo schema delle rime è libero anche se delle volte sono presenti delle rime alternate ad esempio “strappata” “provata”, ” retta” “fretta” o “abisso” “fisso”. Sono presenti molte assonanze che danno musicalità al brano anche senza essere rime perfette, ad esempio ne troviamo alcune come “ascolto” “conto”, “treno” “sentiero” o “alba” “salva”

Il testo inizia parlando dei segni che ognuno ha sulla propria pelle, i segni, o meglio cicatrici, che vengono lasciati dagli errori che si fanno nel corso della vita. Successivamente inizia un’analisi del proprio percorso di vita: l’autore parla di se stesso dicendo di aver fatto sempre di testa sua e rimpiange di aver dato “poco ascolto a chi doveva dare retta” , ma poi prosegue dicendo che non ne ha tenuto conto perché impegnato ad andare di fretta, quindi se ne rende conto solo dopo quando è più maturo.

Nel ritornello l’autore si rivolge a una persona o cosa anonima dicendo che almeno quella “è rimasta fuori dal suo diario degli errori”, molto probabilmente si rivolge ad una nuova occasione che appunto rimane fuori dal diario ormai chiuso.

In seguito ricomincia l’analisi della propria vita e questa volta parla delle volte in cui si è salvato anche se “ha giocato con il fuoco” e ha rischiato tanto, ha “guardato nell’abisso” delle cose che accadono senza avere un posto sicuro o qualcuno che lo aiutasse. La canzone si chiude con la ripetizione del ritornello, in particolare dell’espressione “almeno tu” con la quale appunto vuole indicare una nuova possibilità da accogliere e da vivere tenendo conto del proprio diario degli errori.

Il significato è molto bello, vuole insegnare che, nonostante gli errori che si commettono nella vita, si può andare avanti e sfruttare le nuove occasioni al meglio.

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“Che sia benedetta”

“Ho sbagliato tante volte nella vita

Chissà quante volte ancora sbaglierò

In questa piccola parentesi infinita quante volte ho chiesto scusa e quante no.

È una corsa che decide la sua meta quanti ricordi che si lasciano per strada

Quante volte ho rovesciato la clessidra

Questo tempo non è sabbia ma è la vita che passa che passa. 

Che sia benedetta

Per quanto assurda e complessa ci sembri la vita è perfetta

Per quanto sembri incoerente e testarda se cadi ti aspetta

Siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta 

Tenersela stretta

Siamo eterno siamo passi siamo storie

Siamo figli della nostra verità

E se è vero che c’è un Dio e non ci abbandona 

Che sia fatta adesso la sua volontà

In questo traffico di sguardi senza meta

In quei sorrisi spenti per la strada

Quante volte condanniamo questa vita

Illudendoci d’averla già capita

Non basta non basta

Che sia benedetta 

Per quanto assurda e complessa ci sembri la vita è perfetta

Per quanto sembri incoerente e testarda se cadi ti aspetta

Siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta a tenersela stretta

A chi trova se stesso nel proprio coraggio

A chi nasce ogni giorno e comincia il suo viaggio

A chi lotta da sempre e sopporta il dolore

Qui nessuno è diverso nessuno è migliore.

A chi ha perso tutto e riparte da zero perché niente finisce quando vivi davvero

A chi resta da solo abbracciato al silenzio

A chi dona l’amore che ha dentro

Che sia benedetta 

Per quanto assurda e complessa ci sembri la vita è perfetta

Per quanto sembri incoerente e testarda se cadi ti aspetta

E siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta

A tenersela stretta

Che sia benedetta”


La canzone è  stata presentata al Festival di Sanremo 2017 dalla cantante Fiorella Mannoia.

Si chiama “Che sia benedetta” ed i versi sono sciolti, non rispettano la metrica e le rime non hanno un ordine preciso.

Avviene una personificazione della vita (“per quanto incoerente e testarda, se cadi ti aspetta”) e se ne parla attraverso molte metafore (” piccola parentesi infinita”).

È una profonda riflessione sul valore della vita, descrive i pensieri che abbiamo da quando nasciamo: molte volte la detestiamo e vorremmo solo farla finita mentre in altri giorni ci sembra bellissima e ce la teniamo stretta. La cantante intende dire solo che tutto quello che ci succede in questo arco di tempo è un perfetto equilibrio di alti e bassi, sensazioni belle e brutte. Non bisogna sprecarla, dobbiamo sfruttarla più che possiamo perché c’è un motivo a tutto quello che ci accade e solo andando avanti, rialzandoci quando cadiamo e non arrendendoci possiamo scoprirlo.

Credo che questa canzone si davvero bellissima, un inno e un tributo alla vita che dovrebbe essere ascoltata da tutti. Il ritmo potrebbe essere banale ma il significato delle parole è immenso.



-Unknown 98

ANONIMI

​Se dovessi definire la storia di come ci siamo conosciuti io tua madre,  forse dovrei cominciare con il dire che non è la solita storia romantica, ma è stata una vera e propria sfida contro la morte. Questa storia sembra un racconto di pura immaginazione, ma è davvero accaduta, tanti anni fa , a un ragazzino come te. Per farti comprendere ciò che ci ha spinti a fare le scelte che abbiamo fatto non posso che cominciare dall’inizio. Ricordo che quella notte mia madre in lacrime, mi diede  un fagotto con dentro giusto un pezzo di pane, le promisi che un giorno, non lontano, ci saremmo rivisti  lei e le mie sorelle. Parti che era notte fonda, non sapevo cosa mi avrebbe aspettato, ma sapevo cosa stavo lasciando, e niente di tutto quello mi spingeva a rimanere, c’era in ballo il mio futuro e quello della mia famiglia. Da quando mio padre era morto, la mia famiglia era retta da mia madre e da me, per quel che potevo. La mia meta erano gli Stati Uniti d’America, un luogo che mi era sempre stato presentato come realizzatore di desideri. L’unica maniera era affidarsi ai coyotes, trafficanti di immigrati clandestini. Eravamo in cento circa intenti a cambiare vita, nella maniera più disperata. Erano ore che camminavamo in mezzo ad un deserto buio, dove non si distinguevano le nostre ombre, i nostri passi, i nostri vicini,  perdevo la cognizione dello spazio e in alcuni momenti mi sembrava di stare fluttuando in quel cielo pieno di stelle, ma sapevo che era solo una fantasia per allontanarmi dalla stanchezza del viaggio. Passarono molte ore, più di una giornata,  c’erano solo cespugli e sabbia, quando un uomo armato ci disse, che per proseguire dovevamo pagare la mordita, una tangente necessaria per proseguire; fortunatamente mia madre mi aveva lasciato dei soldi, messi da parte quando riusciva,non molti ma sufficienti a proseguire. Quelli che non avevano modo di pagare, li lasciarono li a morire, nel deserto. A noi altri ci caricarono tutti  sul tetto di un treno, dove ci attese un viaggio interminabile, in cui non era consentito addormentarsi perché si sarebbe potuto cadere.  La scelta di utilizzare i cargo  per viaggiare per molti era l’unica percorribile, vista l’impossibilità economica. Arrivammo a Tamaulipas, zona che distava solo qualche chilometro di distanza dal confine. La speranza era più viva che mai nel mio cuore come in quello dei miei ormai compagni e riecheggiava all’unisono, con quelle persone con le quali non condivisi niente se non quelle stesse emozioni di quel viaggio, per meglio definirlo impresa. Tamaulipas dava  l’idea di un fiore, un tulipano, un luogo sicuro, ma si presentò essere il contrario di tutte le aspettative, li settantadue di noi appassirono, o meglio le loro vite vennero sradicate, senza contegno da persone armate, che non avevano nessuna pietà. Senza fermarmi, io e altre poche persone ci riuscimmo. Ai “fortunati” di noi che riuscirono  ad oltrepassare il confine e ad entrare nel territorio statunitense poi, si prospettarono una nuova serie di problemi, spesso estremamente pericolosi. Ancora non potevamo essere tranquilli. Durante l’attraversamento della frontiera un paio di Border Patrol, infastidivano una ragazza, vidi che la stavano conducendo in un capanno, tra le sue lacrime e i suoi strepitii, mi nascosi dietro un camion, aspettai il momento opportuno e scagliai delle pietre contro di loro, all’epoca avevo un’ottima mira, e riuscii a stendere le due guardie e far fuggire la ragazza. Corsi dietro di lei, era ancora spaventata, ci nascondemmo in un luogo sicuro, e li finalmente riusci a tranquillizzarsi. Parlammo per ore, era buio già da tanto ormai, rimanemmo svegli fino all’alba. Mi chiese quale fosse il mio nome e  le spiegai  il motivo per cui non volevo rivelarlo, perché  pensavo che , agli steli di quei fiori appassiti fu tolto persino il nome, e sentivo di avere un futuro incerto, ma ero sicuro che nel momento in cui ce l’avrei fatta sarei stato fiero e onorato di dirle il mio nome, nuovo, rinato e più certo che mai.  Non so esattamente cosa spinga due persone a legarsi, ma forse accadde perche doveva accadere e le nostre anime da quel momento si trovarono. Da li a quando  riuscii a presentarmi passò ancora un mese, visto che ci  tennero prigionieri e ci fecero spostare più di una volta. In quel mese per lunghi periodi ci perdemmo di vista, ma ci ritrovammo sempre. Alla fine il   10 Marzo 1968 andai da lei e le dissi: Ciao, sono Santiago, ti amo e finalmente ce l’ho fatta. Le nostre nozze furono celebrate poco tempo dopo con tutta la nostra famiglia, anche con la nonna Rosita e le tue zie.

Elia Garofoli